Le capanne abusive.

La settimana scorsa l'Ansa ha diffuso una notizia, ripresa ed enfatizzata  il giorno dopo dalla stampa locale che, se non riguardasse anche Pettorano, non avremmo preso in considerazione. L'Agenzia di Stampa riferisce di una operazione condotta dal Corpo Forestale dello Stato contro l'abusivismo edilizio nella Valle Peligna nel corso della quale sarebbero state individuate 80 costruzioni abusive, realizzate  "a ridosso dei fiumi e in zone a rischio inondazione da agricoltori in violazione della legge Galasso, che non consente di costruire entro 150 m dai corsi d'acqua". I responsabili di tali abusi, trenta dei quali sono stati individuati nel territorio di Pettorano, sempre secondo l'Ansa, sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Sulmona.

Di fronte a una notizia di questo genere chiunque abbia a cuore la salvaguardia dell'ambiente, del territorio e il rispetto della legalità non può che complimentarsi con il Corpo Forestale dello Stato e in particolare con il Vice Questore Guido Conti, che ha condotto tante altre brillanti operazioni in altre aree della Regione, tutte ampiamente segnalate dalla stampa, alcune delle quali hanno suscitato l'interesse degli organi di stampa nazionali e internazionali.  Tuttavia, conoscendo la situazione pettoranese, ci sorge il dubbio che, almeno in questo caso, l'enfasi posta sui controlli effettuati e sui risultati ottenuti sia eccessiva. A  Pettorano infatti, sembrerebbe che fra le costruzioni abusive rientrino anche le baracche in legno esistenti da oltre un secolo nelle campagne a valle del centro abitato, più precisamente nella zona delle "Canéle" , utilizzate dai pochi contadini rimasti come rimessa per gli attrezzi agricoli o riparo di emergenza in caso di pioggia. Si tratta di oltre dieci "capanne",  molto distanti dal corso del fiume Gizio, sicuramente non edificate a scopi speculativi e non utilizzabili a fini residenziali. Di certo tali costruzioni non soddisfano i canoni estetici degli amanti del paesaggio agreste mutuati dalle colline e dalle valli toscane, ma sono comunque rappresentative della nostra cultura contadina e delle sue tradizioni e la testimonianza fisica di storie umane segnate dalla fatica e dal sudore che hanno coinvolto generazioni di pettoranesi.

Per questo la segnalazione alla Procura della Repubblica come abusivisti edilizi dei contadini che continuano a utilizzare i vecchi ricoveri, assimilandoli a quanti hanno costruito e continuano a costruire di tutto infischiandosene delle norme e premiati dai condoni, sembra un'applicazione ottusa delle norme e ha il sapore amaro della ingiustizia con tratti vessatori.

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