Nel volume “Energia e potere dell'acqua. Storia degli opifici idraulici nella Valle dell'Alto Gizio”, Pescara, Carsa, 2009 (Associazione Culturale “Pietro De Stephanis”), Pasquale Orsini ha ricostruito, tramite la documentazione archivistica superstite, la storia delle diverse strutture, animate dalla forza motrice dell'acqua, esistenti nel territorio di Pettorano. Tra queste la ramiera feudale risultava la meno documentata. Infatti, tranne qualche fugace cenno negli scritti di Vincenzo Giuliani e Pietro De Stephanis, non restano che due mappe, una del 1810 e l'altra del 1820, che permettono di seguire, proprio in quel decennio, l'adeguamento della struttura – inizialmente funzionante solo come gualchiera – alle funzioni di ramiera.
Un nuovo documento, del 2 febbraio 1831, rinvenuto presso l'Archivio di Stato di Sulmona (Fondo Notarile, notaio Spada Francescantonio, b. 509, vol. 26, ff. 98-102), aggiunge alcune importanti informazioni sulla struttura di questo edificio. Si tratta di un atto di affitto dell' “opificio addetto ad uso di ramiera” da parte del proprietario Giuseppe Croce, dottore in Legge, di Pettorano sul Gizio, a favore dei fratelli Francesco e Gaetano di Nunzio e del figlio di detto Francesco, Luigi, di Sulmona.
È il primo documento che descrive con precisione le varie parti dell'edificio, le macchine e gli strumenti utilizzati per lavorare il rame. L'edificio risulta costituito da tre membri: uno che ospitava il meccanismo della ramiera, il secondo utilizzato come fondaco, ed il terzo usato come magazzino per conservare i carboni. Le opere di canalizzazione dell'edificio consistevano in tre canali di pietra, dei quali uno serviva per alimentare il “maglio grande”, l'altro il maglio “piccolo”, ed il terzo il soffiatoio. Infine, risulta di estrema importanza l'elenco dettagliato di tutti gli elementi che costituivano lo “stiglio” (l'attrezzatura) di proprietà dei di Nunzio: si tratta di un contributo di primaria importanza per la terminologia tecnica dell'epoca.
Il documento in questione è, come evidente, assolutamente rilevante. Per questo un ringraziamento particolare a Pasquale Orsini che lo ha trascritto integralmente.




