
Sig Direttore,
la Piana di Navelli dopo Cernobyl. Hanno distrutto per sempre il fascino, la magia di un paesaggio plurimillenario. Hanno sfregiato le chiese della transumanza seppellendole nell'asfalto e nel cemento. Hanno sconvolto le terre dello zafferano. Hanno maciullato la romana via Claudia nova. Ora i responsabili di tanto guasto si sono riuniti a palazzo dell'Emiciclo per progettare un parco archeologico: "La Via dei Vestini". Un parco fra asfalto e cemento, sopraelevate e sottopassaggi, faraoniche rotatorie e complanari. Parlano di economia della conoscenza, di beni culturali e di paesaggio e di vocazioni turistiche. Adesso? Il parco avrebbe avuto senso e suggestione nel contesto di una strada da allargare moderatamente: le emergenze archeologiche erano state individuate molto prima che l'Anas avesse avuto carta bianca sulla Piana. Ora le chiese sono mute, non raccontano più la loro storia e i resti della civiltà vestina sono nude sconcezze ai margini del traffico da superstrada.
Ezio Pelino
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