A pochi mesi dalla moratoria sulla pena di morte delle Nazioni Unite e quasi in contemporanea con la visita del Papa, il 16 aprile 2008 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso che il metodo dell’iniezione letale non viola la Costituzione.
La Corte ha respinto con sette voti contro due il ricorso presentato da due detenuti nel braccio della morte in Kentucky, secondo i quali il metodo dell'iniezione letale può provocare atroce sofferenza, violando così il divieto costituzionale nei confronti di punizioni “crudeli e inusuali”.
Il ricorso, secondo i giudici di Washington, non è riuscito a
dimostrare tale assunto.
Il cocktail di tre sostanze usato in Kentucky e nella maggior parte
degli stati Usa è costituito da un sedativo, somministrato al
condannato per primo, da una seconda sostanza paralizzante e da una
terza che procura l’arresto del cuore.
Secondo diverse fonti, troppo spesso il sedativo non rende il
condannato completamente incosciente, per cui le altre sostanze possono
procurargli dolore atroce. La decisione della Corte Suprema potrebbe
presto portare negli Usa ad una ripresa delle esecuzioni, sospese in
tutto il paese da quando nello scorso settembre la stessa Corte aveva
accettato di esaminare il ricorso.
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